Cuore di Mamma Wu

In Italia esiste l’Agedo, Associazione GEnitori Di Omosessuali. Uomini e donne coraggiosi che stanno dalla parte giusta, gente che come il padre di Ivan Scalfarotto “non ha detto una cazzata” nel momento cruciale dei momenti cruciali.

Quando mi decisi a raggiungerlo in un luogo di Milano per bere qualcosa insieme, lui era furibondo. Si sentiva preso in giro, avvertiva che c’era qualcosa che non andava, capiva che volevo tenerlo lontano da casa mia e si domandava il perché. Colsi l’attimo: «D’accordo: c’è una cosa che non sai e che devi sapere, altrimenti non potrai entrare in casa mia né oggi né mai». «Hai una donna?». «No, ho un uomo». Passarono tre interminabili secondi nei quali lui mi ha poi confessato di avere pensato qualcosa tipo: «Non posso dire una cazzata, ora. Quello che dirò adesso mio figlio se lo ricorderà per sempre». Finalmente uscì un «Ebbè?». Proprio così: «Ebbè?».

Ivan Scalfarotto, In nessun paese, Piemme.

Gente che si batte perché l’Italia diventi un paese moderno e inclusivo. E perché possa finalmente reggere il confronto con i paesi che la circondano in materia di diritti civili. I cinesi, nel loro (grandissimo) piccolo, non hanno l’Agedo. Però hanno Mamma Wu.

Anche Mamma Wu, al secolo Wu Youjian, 63 anni, davanti al coming out del figlio Zheng Yuantao non ha detto una cazzata.

“Gli ho detto che non c’era niente di sbagliato e che non era un grosso problema”, ricorda. Un piccolo capolavoro di anticonformismo, nella Cina che, nonostante non consideri da tempo l’omosessualità un reato o una malattia, preferisce in ossequio alla tradizione vedere i propri figli sposati, al fianco di una persona rigorosamente del sesso opposto. E Mamma Wu, quella che è il contrario di una cazzata, ha pensato di andarla a dire in Tv, davanti alle telecamere dei media di stato. E si sa che nel Gigante Asiatico, parlare in Tv significa rivolgersi spesso a folle oceaniche.

Zheng Yuantao è consapevole di essere un caso particolarmente raro e fortunato. I suoi amici gay spesso subiscono estenuanti pressioni da parte degli ignari genitori. Padri e madri esasperati ogni giorno in Cina cercano personalmente una fidanzata per gli eredi maschi, quelli con le vedute più strette li indirizzano verso terapie psichiatriche, altri ancora, per la vergogna, troncano i legami familiari con i figli gay.

Nel frattempo, aumenta il numero dei suicidi tra gli omosessuali. Le cifre fanno impressione: un giovane gay su tre, in Cina, tenta di togliersi la vita. In grande ascesa, negli ultimi anni, anche il fenomeno dei matrimoni paravento, con coppie formate da un gay e una lesbica che pur di conservare il proprio stile di vita decidono di simulare una condotta del tutto conforme alle regole della tradizione.

Mamma Wu è consapevole di aver urtato, con la sua scelta di battersi all’interno della comunità gay, la sensibilità di molti cinesi. Ha incassato sarcasmi e critiche, talora offese. “Ha condotto i nostri figli in luoghi più sporchi dei bordelli”, si è detto di lei. “Ha velocizzato la morte morale di una società già malata”, ha ringhiato qualcuno. Wu Youjian ha tirato dritto, pensando soltanto alla concretezza dell’aiuto che poteva fornire ai ragazzi come suo figlio.

Giornalista in pensione, Mamma Wu ha aperto un blog da 2,2 milioni di visite, ha iniziato ad utilizzare Twitter, ha lanciato un numero verde e ha fornito la spinta propulsiva alla nascita di un vivace associazionismo da parte di familiari e amici di gay e lesbiche. Nella Cina assorbita dai ritmi frenetici dello sviluppo economico, da sempre ancorata ai valori della famiglia tradizionale, vanno alla deriva gli individui, naufragano le felicità singolari. Non soltanto nel mondo GLBT. Mamma Wu sembra guardare verso un’altra Cina. In un nuovo libro, “L’amore è il più bell’arcobaleno”, racconterà le storie incontrate nella sua seconda vita, quando da madre del giovane Zheng Yuantao è diventata la madre di tanti, tantissimi gay cinesi.