La fabbrica dei preti

A me quando vengono in confessione a confessarsi per i peccati di sesso, li mando via. Non mi frega niente. Li mando via, mi innervosiscono. Non le voglio più sentire queste storie.

“Ma va là”, gli dico, “tu non devi confessare i peccati di sesso, tu casomai ti devi confessare di non avere amato.

– Hai amato?

– No.

– Pentiti!!!”

La fabbrica dei preti, Giuliana Musso.

 

In scena all’Elfo Puccini di Milano fino al 19 gennaio. Trovate qui le informazioni.

preti

 

Il mio Capitale umano

il-capitale-umano-valeria-bruni-tedeschi-fabrizio-gifuni-294111422Ho visto Il capitale umano. La prima sensazione, appena uscita dal cinema, è stata quella di aver guardato un film diverso rispetto a quello descritto e commentato nei vari pezzi di critica letti in questi giorni.
Accento a parte (quello di Bentivoglio a tratti disturbante da quanto è caricato e macchiettistico), non ci ho visto più di tanto la Brianza, e quindi mi sono sembrate assurde le varie polemiche, ma soprattutto non ci ho visto un’indagine sociologica sull’Italia. Ho avuto l’impressione che quello di cui parla Virzì potesse essere ambientato tale e quale in Francia, in Inghilterra…
Il film mi è sembrato una tragedia greca universale (in salsa thriller) in cui tutti giocano il loro ruolo da primi attori.
Credo mi sia piaciuto molto, ma devo lasciarlo depositare ancora un po’.

Ah, gli attori sono strepitosi.

Questo 4 giugno…

Dimenticare Tienammen

Dormivo di primavera senza
sapere dell’aurora
I canti degli uccelli
si potevano udire
da ogni parte
Nella notte piovve
e soffiò il vento
Quanti fiori caddero
nessuno potè sapere

(poesia di epoca Tang)

Figlia di una vestaglia blu

Figlia di una vestaglia blu

«In molti pensano che tutte le mie angosce siano dovute a dove vivo. Vattene! Mi ripetono in tanti. Eh, facile e inutile soluzione. Questa terra non mi ha fatto male,anzi, quando ha potuto ha disinfettato i miei ginocchi mondati e fatto sorridere i miei occhi davanti a un tramonto. Il male è depositato sul fondo di me. Questa sofferenza è sedimentata in me. Ovunque andrò lei ci sarà, mi accompagnerà come una dama di cortesia».

Simona Baldanzi, Figlia di una vestaglia blu

A Mali estremi…

La prima volta l’ho ascoltata da un mp3 arrivatomi via e-mail. Il testo era “Ti regalo una canzone. Non ne so molto, ascoltala al volo e sappimi a dire”. Era il settembre 2008. Ho pensato fosse una collaborazione illustre del grande Pacifico con una qualche stella della canzone marocchina da noi sconosciuta. In fondo, pronunciava la [a] in quel modo strano. Le parole mi piacevano, l’atmosfera che creava la canzone anche. E’ stata colonna sonora – non consapevole – di quel mio autunno.
“Feeling better” non l’ho mai presa in considerazione – troppo orecchiabile, troppo jingle – salvo incappare per caso in un video su YouTube di un’esibizione live al Saturday night live di Italia1 e realizzare che la stella della musica marocchina era, in realtà, milanese.
Poi c’è stato Sanremo 2009. Tra i giovani il suo nome, l’attesa e la curiosità erano tutte per lei (come nel 2008 erano state per Giua). Ammetto che la canzone non mi ha mai convinta al cento percento – tuttora, assieme a Feeling better, è quella che apprezzo meno del suo meraviglioso album d’esordio -, però in qualche modo lei mi è entrata dentro. Ho quindi scaricato da iTunes l’album. Il primo ascolto, me lo ricordo ancora: una sera fresca, dentro un taxi, con la testa appoggiata al finestrino. Fuori una Pechino super trafficata, dentro una grande pace. La cover di “Over the Rainbow” mi si è piantata in testa e senza rendermene conto mi sono ritrovata a cantarla e ricantarla. Da allora, non sono più riuscita a fare a meno della sua voce.

Malika 2

E’ passato più di un anno, lei è diventata una delle cantanti più lodate e riconosciute del panorama italiano. Stasera sarà a Sanremo e io punterò la sveglia alle mie 4.00 am.

Muri di Cin(t)a

Per commemorare il XX anniversario della caduta del Muro di Berlino, il Kultur Projekte Berlin ne ha creato uno virtuale dove chiunque può postare i suoi pensieri usando Twitter. L’introduzione al sito invita i partecipanti a “far sapere quali muri devono essere ancora abbattuti per rendere il mondo un posto migliore”. Tantissimi i cittadini cinesi che si stanno sfogando contro il Great Firewall, il muro che censura internet in Cina.

La faccia sporca

Ha preso in mano la macchina fotografica per la prima volta a 19 anni, mentre lavorava come operaio a Yongkang, la sua cittadina d’origine nella provincia dello Zhejiang. Da quel momento Lu Guang non è più riuscito a fare a meno dei gesti, per lui naturali, di inquadrare e scattare. Inquadrare e scattare per raccontare il suo paese, nelle sue pieghe più nascoste e atroci. Freelance da ormai 16 anni, nel 2003 ha ottenuto il primo premio dal World Press Photo per le immagini degli abitanti dei villaggi dello Henan affetti da AIDS.
Mercoledi scorso si è meritato 30.000 dollari dal W. Eugene Smith Memorial Fund per il suo ultimo, incredibile lavoro: "Inquinamento in Cina".

Lu Guang