Una seconda esplosione in un magazzino dello Shandong a distanza di 10 giorni dal disastro di Tianjin a me non fa stare per niente tranquilla.
La mia amica di Shanghai mi ha detto che da ieri sera ha smesso di funzionare Whatsapp, segno che la censura sta calcando la mano.
Come se non bastasse, nel frattempo, le difficoltà economiche aumentano e i dissensi interni al Partito Comunista nei confronti di Xi Jinping si rafforzano.
Un quadretto per niente rassicurante.
(A voler essere complottisti, uno può anche unire i puntini… Per ora mi limito a restare nell’ambito della lucidità-razionalità).
#Sapevatelo
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Anche le formiche nel loro piccolo…
My little Beijing from mycosign on Vimeo.
A Mali estremi…
“Feeling better” non l’ho mai presa in considerazione – troppo orecchiabile, troppo jingle – salvo incappare per caso in un video su YouTube di un’esibizione live al Saturday night live di Italia1 e realizzare che la stella della musica marocchina era, in realtà, milanese.
Poi c’è stato Sanremo 2009. Tra i giovani il suo nome, l’attesa e la curiosità erano tutte per lei (come nel 2008 erano state per Giua). Ammetto che la canzone non mi ha mai convinta al cento percento – tuttora, assieme a Feeling better, è quella che apprezzo meno del suo meraviglioso album d’esordio -, però in qualche modo lei mi è entrata dentro. Ho quindi scaricato da iTunes l’album. Il primo ascolto, me lo ricordo ancora: una sera fresca, dentro un taxi, con la testa appoggiata al finestrino. Fuori una Pechino super trafficata, dentro una grande pace. La cover di “Over the Rainbow” mi si è piantata in testa e senza rendermene conto mi sono ritrovata a cantarla e ricantarla. Da allora, non sono più riuscita a fare a meno della sua voce.
E’ passato più di un anno, lei è diventata una delle cantanti più lodate e riconosciute del panorama italiano. Stasera sarà a Sanremo e io punterò la sveglia alle mie 4.00 am.
Sciopero Berlusconi
Da ieri ho indetto lo "sciopero Berlusconi". Mi ero ripromessa di non leggere niente che avesse a che fare con lui e di dribblare le sue foto. In questi giorni lo trovo più insopportabile del solito (se è possibile!), lo tollero meno. Volevo risparmiarmi il suo ennesimo vittimismo e urlo al complotto. Ma ho capito che non posso permettermelo: venti minuti fa, mentre pedalavo verso casa, mi sono ritrovata il suo faccione che mi sorrideva dallo schermo 10mx8m incastonato nella facciata del palazzo che sovrasta uno degli incroci più importanti di Pechino. Evviva!
Compagno Papi
Il mio blog ha un suo filo rosso tematico da seguire, certo, ma la più bella è quella con il Pupazzo Gnappo.
Google oggi
C’era una volta
La volta che ho scritto dell’inizio di questo viaggio non ancora concluso
La volta che ho avuto un brivido
La volta che ho parlato delle cose che proprio non capisco
La volta che la paura non riuscivo proprio a trattenerla
La volta che ho parlato di lei che mi mancava tanto
La volta che ho scritto di loro
La volta che una mia omonima è diventata comunista
La volta che ho parlato delle cose che mi tengono legata a questo paese
La volta che ho pensato alla mia bella Italia
La volta che sono rimasta perplessa
La volta che ho capito che cominciava male
La volta che mi sono messa a fare i video
La volta che ho consigliato un bel libro
La volta che ho scritto e non mi hanno pubblicato
La volta che non ho cantato da sola
La volta che sono arrivati e mi hanno travolta
La volta che ho deciso che mi piace fare le fotografie
La volta che ho scritto di tutti i bimbi che incontro
La volta che è nato il blog con i video delle Olimpiadi
La volta che tutto questo è cominciato
Sono passati tre anni. Buon compleanno “Due o tre cose che so di lei…”
Uno a uno
Un cartello rosso con una scritta in caratteri "Negozio di stuzzichini". Una porta a vetri con i listelli in legno bianco. Dietro il vetro un bimbo piccolo, imbaccuccato in una giacca gialla con in testa un berretto di topolino. L’ho visto mentre scendevo dal taxi e invece che tornare subito a casa, ho impugnato la macchina fotografica e mi sono avvicinata. Sono rimasta a "distanza di sicurezza", ma lui si è accorto quasi subito di me. Si è girato: grande mossa difensiva, peccato che anche la parete scelta come scudo prottetivo fosse di vetro. Io sono ripartita all’attacco, spostandomi. Lui si è ritratto di nuovo. Avrei lasciato perdere ma c’erano il suo sorriso e quello del suo papà che mi dicevano di continuare. Alla fine ce l’abbiamo fatta. Pareggio, netto. Entrambi ci siamo presi e dati qualcosa che, almeno per quanto mi riguarda, sarà difficile da dimenticare.